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Di forma rettangolare a tre navate, misura in lunghezza m. 56,60 ed in larghezza m. 24,70. Ad una prima impressione di severa semplicità subentra subito un senso di ammirazione per le forme contenute rispetto al verticalismo gotico degli archi acuti.
L’ ampio spazio è interrotto da due serie di pilastri polistili, alcuni dei quali rivestiti in muratura per esigenze statiche, poco dopo la costruzione. La luce penetra dall’occhio circolare della navata centrale e dalle finestre lunghe e strette che si aprono anche nel fianco destro.
Mirabile è la visione che offre il Coro dei Canonici, con alle pareti il ciclo pittorico di Andrea de Litio (1467-1477 ca.). Esso costituisce non solo il capolavoro immortale del pittore, ma la più vasta opera pittorica del primo rinascimento in Abruzzo a dimostrazione delle risultanze a cui potevano giungere le idee innovatrici fiorentine, fuori Toscana, in una regione, nel regno napoletano, molto sensibile all’evolversi degli stili e delle forme.
Andrea de Litio nacque a Lecce de’ Marsi nell’aquilano, verso il 1420. Da giovane formò la sua educazione culturale a Firenze, riuscendo a comporre in maniera autonoma e complessa da farlo ritenere un vero e grande Maestro, l’eredità neogotica di Masolino da Panicale e di Gentile da Fabriano con la scientificità innovatrice di Paolo Uccello e di Piero della Francesca, e con i nuovi apporti “cortesi” del neo-gotico internazionale.
Attivo in varie parti dell’ Abruzzo, le sue opere su tavola sono sparse oggi in alcuni musei degli Stati Uniti (Baltimora, Pensilvania), ma il suo capolavoro è dato da questo ciclo: Storie di Gioacchino nelle pareti superiori e Storie di Maria in quelle mediane e inferiori ove troviamo affrescati 101 pannelli, di cui 26 scene. In alto quattro vele, ampie figure di Evangelisti e Dottori della Chiesa, disposti come in Assisi da Giotto nella chiesa di S. Francesco. Vi si nota un’intonazione ricca d’ immagini, di colori e di eleganza che avvicinano le splendide vele ad un’ opera degna di Van Eyck o di un Van der Weyden. Nel pittore che rifinisce una tavola, nella volta sembra, sia da vedere lo stesso Andrea de Litio.
Tra le figure femminili agli angoli della volta “le virtù”; da osservare la Giustizia riprodotta di recente in un francobollo italiano del 1977. Nelle scene di Gioacchino e della Vergine sono raffigurate matrone e giovinette nelle loro acconciature e molti personaggi atriani nei loro costumi; c’è anche una fedele documentazione della vita privata della ricca società atriana del Quattrocento. Da notare infine come il racconto popolare e fiabesco, scorre piano ed ingenuo, ma in realtà ricco di prospettive e di attenti contenuti, con notazioni di vita abruzzese, come i pastori ed il gregge, il ritorno dai campi, il saltarello.
Le opere più importanti della navata sinistra sono: nella “controffacciata” vari pannelli del sec. XIV. Di notevole interesse sono “S. Orsola”, “Cristo nell’ Orto degli Ulivi”, “Cristo in mandorla”, opere del “Maestro d’ Offida”, un eccellente artista che realizzò queste opere nel 1340, con stilemi propri dell’ arte bolognese e con echi ed assonanze della cultura napoletana.


Bibliografia:
Trubiani, B., Atri Città d’arte, Edizioni Menabò – D’Abruzzo
Trubiani, B., La Basilica-Cattedrale di Atri, Arti Grafiche T. Pappagallo & F. lli -Roma